Tendi la tua mano al povero – Giornata Mondiale dei Poveri
di Don Francesco Soddu – Direttore Caritas Italiana
“Tendi la tua mano al povero”, il versetto 32 del capitolo 7 del libro del Siracide che invoca un gesto concreto verso chi ha bisogno, è al centro del messaggio di papa Francesco per la IV giornata mondiale dei poveri, in programma il 15 novembre.
Il Papa ritorna su temi a lui cari quali l’invito a superare le barriere dell’indifferenza e la globalizzazione dell’indifferenza.
L’indagine sulla sapienza condotta dall’autore del libro del Siracide tende alla ricerca di ciò che è capace di rendere gli uomini migliori e questa indagine si svolge in un particolare periodo di criticità del popolo, per cui il primo pensiero, preoccupazione dell’autore è quella di affidarsi a Dio.
Anche oggi la pandemia ci sta mettendo a dura prova, eppure in ogni povertà si ha l’opportunità d’incontrare il Signore, come lui stesso ci ha detto. Tutti sentiamo il bisogno di una mano tesa, tutti sperimentiamo povertà e fragilità. Nello stesso tempo tutti comprendiamo che possiamo essere portatori di speranza per gli altri.
Come sempre dunque una realtà di crisi può costituire anche, con la grazia di Dio e l’impegno degli uomini, occasione di crescita.
Ne è prova il coinvolgimento delle comunità e l’attivazione solidale di fronte ai nuovi, crescenti bisogni, con un moltiplicarsi di iniziative.
In Italia in particolare in quest’ultimo periodo abbiamo riscontrato un preoccupante aumento dei problemi legati alla perdita del lavoro e delle fonti di reddito. Ed’è sempre più necessario orientarsi su politiche di attivazione e strumenti di inclusione socio-lavorativa ponendo le basi per un nuovo mondo del lavoro, fatto di maggiore giustizia sociale e ambientale.
Ma la pandemia sta colpendo duramente l’intera l’Europa. Chi era povero in passato si ritrova oggi ancor più in difficoltà, mentre chi si collocava appena al di sopra della soglia di povertà inizia a non disporre del necessario per vivere. Come ha sottolineato papa Francesco bisogna ora evitare soluzioni unilaterali ad un problema che travalica i confini degli Stati. L’auspicio è che anche “grazie al grande spirito di mediazione che caratterizza le Istituzioni europee”, si possa percorrere con convinzione la ‘strada della fraternità’ che è pure ‘strada della solidarietà’, mettendo in campo creatività e nuove iniziative.
Tutto questo con uno sguardo globale, perché è tutto il mondo in sofferenza. Basti ricordare che il 55% di persone nel mondo oggi vive senza alcuna tutela sociale, senza più diritti umani fondamentali come ‘accesso al cibo, alla salute, al lavoro dignitoso, e si ritrovano privi di ogni tipo di protezione, ancora più esposti alla pandemia. Per non essere semplici spettatori del cambiamento, è necessaria dunque una riflessione comune per capire cosa sta cambiando nella nostra “casa comune” nelle modalità di lavoro, nell’uso della tecnologia, nei modelli di sviluppo economico, nella politica, nella società, nello spazio globale.
Nel messaggio per la Giornata dei Poveri , papa Francesco ci ricorda che tutto questo, cioè incrociare ad incontrare i tanti bisogni e le tante mani tese, deve essere costante e non legato solo all’emergenza. Non ci si improvvisa strumenti di misericordia, perciò è necessario un allenamento quotidiano.
Per questo dice che “ il grido dei poveri” deve trovare il popolo di Dio in prima linea, non solo per dare risposte immediate che comunque si esauriscono nel tempo, quanto piuttosto per dar loro voce, solidarietà e per includerli e invitarli a partecipare alla vita della comunità. Una comunità dove la scelta dei poveri significa dare dignità al povero, riconoscendone la centralità come persona collocata nel contesto della società e della comunità cristiana che lo accoglie e fa famiglia con lui. Perciò “tendi la mano al povero” è un invito alla responsabilità come impegno diretto di chiunque si sente partecipe della stessa sorte. Il Pontefice ribadisce anche che la Chiesa, pur non avendo la soluzione, tuttavia ha tanto da mettere in campo, dai gesti di condivisione all’azione di stimolo nei confronti delle istituzioni, nella prospettiva del bene comune.
L’auspicio dunque è che ovunque, singoli e comunità vivano una reale e appassionata attenzione a chi è nel bisogno; e possano essere segno di una Chiesa in uscita che si fa lievito per costruire insieme un futuro in cui ciascuno può sentirsi parte di un progetto che ha contribuito a scrivere.
E dare così concretezza a quella fraternità aperta richiamata nella recente Enciclica Fratelli tutti: “Un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio”. Con un monito: il “si salvi chi può” si tradurrà rapidamente nel “tutti contro tutti”, e questo sarà peggio di una pandemia se non guardiamo all’uomo ferito sul bordo della strada, se non riusciamo a recuperare la passione condivisa per una comunità di appartenenza e di solidarietà, alla quale destinare tempo, impegno e beni (n.222).
Cogliamo allora questa prova come un’opportunità per preparare il domani di tutti, senza scartare nessuno. Perché senza una visione d’insieme non ci sarà futuro per nessuno.