Bolivia – Il piccolo Juan è tornato a casa, nella nuova famiglia di Estela, sua sorella maggiore
di Ufficio Stampa CELIM Bergamo
CELIM Bergamo è impegnata con la Ciudad de los Niños a Cochabamba – nella provincia boliviana di Cercado – che, negli ultimi tre anni, ha promosso il programma “Por el derecho a vivir en familia. Un intervento volto a ricostruire i vincoli familiari dei ragazzi vulnerabili accolti presso la Ciudad, in modo che possano ritrovare nella famiglia di origine un contesto affettivo e protettivo.
L’inizio della pandemia ha reso ancora più critica la situazione di alcune famiglie, a causa della maggiore precarietà ed incertezza che tutta la comunità vive. Nel marzo scorso, mentre in Italia il numero di casi aumentava, la situazione in Bolivia era ancora totalmente sotto controllo. Il Direttore della Ciudad, don Gian Luca Mascheroni, a conoscenza della situazione della sua città italiana di origine, Bergamo, ha adottato fin da subito accorgimenti per tutelare il personale e i minori. Piccole semplici regole che, tuttavia, hanno permesso di non registrare nessun contagio tra gli ospiti della struttura.
Giorno dopo giorno la situazione si è aggravata anche per il resto del Paese dell’America Latina. L’emergenza COVID-19 ha avuto pesanti ripercussioni dal punto di vista socio-economico, aumentando il numero di famiglie in condizioni precarie e ampliando le disuguaglianze sociali.
La città di Cochabamba è stata assediata da blocchi e proteste. Le autoambulanze facevano fatica a circolare per la città, così come era difficile far arrivare le bombole di ossigeno necessarie per la cura dei pazienti affetti da COVID -19. Anche gli spostamenti dei servizi sociali presso le famiglie si sono resi complessi proprio a causa delle proteste.
Una delle iniziative proposte dalla Ciudad per sostenere le famiglie è stata la distribuzione di ceste alimentari con beni di prima necessità ed un contributo economico per far fronte alle spese quotidiane. Grazie a questa iniziativa ne sono state raggiunte, nei primi sei mesi di emergenza, 50 con un numero di beneficiari maggiore alle 200 persone.
Racconta don Gian Luca Mascheroni, Direttore della Ciudad de los Ninos di Cochabamba: “Estela con i suoi cinque fratelli è arrivata alla Ciudad all’inizio del 2012 dopo la morte, in soli tre anni, a causa di alcune malattie del papà e della mamma. Lei era la più grande, 14 anni, mentre Juan, il più piccolo, aveva solo 10 mesi. Estela ha conosciuto presto cosa significhi avere la responsabilità di essere una mamma per i suoi fratelli. Tuttavia, la prima volta che l’ho incontrata al mio arrivo in Bolivia, nel settembre 2012, mi espresse unicamente questo desiderio: “Da grande vorrei che Juan vivesse con me.””
A dicembre 2019, sette anni più tardi, Estela ha accolto Juan nella sua famiglia formata dal suo compagno e la loro piccola figlia. Destinazione Bulo Bulo, una comunitá nella zona tropicale della Regione distante dalla Ciudad circa 300 Km, circa sette ore di viaggio.
Come educatori temevamo che Juan non potesse sopportare il cambio: un clima tropicale accompagnato continuamente da umidità e zanzare; un’economia familiare molto incerta, un’abitazione dalle modestissime condizioni, l’assenza di un gruppo di amici che fino ad allora aveva caratterizzato la vita del bambino nella comunità come alternativa ad una vera famiglia.
Tuttavia, Juan è riuscito ad integrarsi, lo ha sostenuto il legame profondo con sua sorella Estela, che è stata un punto di riferimento fin dai suoi primi giorni di vita. Era lei che se lo caricava sulla sua schiena ogni giorno, una madre giá nella sua adolescenza. Il vincolo affettivo nella sua nuova famiglia e l’accoglienza attenta e semplice del compagno di vita di Estela, hanno fugato ogni dubbio degli educatori.
“A questa famiglia così giovane, abbiamo sempre voluto garantire il nostro sostegno così come la profonda crisi politica che ha colpito la Bolivia e, ora, la pandemia. Un sostegno garantito con una “canasta familiar” di viveri, con visite continue con l’assistente sociale, il pediatra e la psico-pedagoga, con un contributo per affrontare le spese del materiale scolastico e per le pratiche legali per l’affidamento di Juan a Estela da parte del Tribunale dei Minori. Siamo molto contenti di costato, durante l’ultimo anno, la solidità di questo piccolo nucleo familiare costruita sui valori dell’accoglienza, del rispetto, della cura per i più piccoli. Siamo contenti di sostenere ancora oggi la famiglia di Estela e di essere stati di supporto nel costruire il vincolo affettivo che ha spinto Juan a intraprendere la strada che l’ha riportato nel nucleo familiare, nonostante la zona tropicale! Estela ha mantenuto la sua promessa fatta quasi 10 anni fa!”