Tanzania – La stato attuale della pandemia a Iringa
di IBOItalia
Anche qui ad Iringa, in Tanzania, si è da poco superato il primo triste anniversario della pandemia provocata dal COVID-19.
Inizialmente, sembrava che per motivi diversi il virus si diffondesse meno e più lentamente, ma in questi ultimi mesi si assiste invece ad una progressiva e più ampia diffusione della seconda ondata del contagio.
La prima ondata, nella primavera dello scorso anno, era stata poco incisiva e con numeri e ritmi decisamente inferiori rispetto a quelli del mondo occidentale. Non si ha però la certezza che questa situazione si sia determinata semplicemente per statiche non aderenti alla realtà e volontariamente omesse. Se ufficialmente i casi riconducibili al COVID-19 in Tanzania rimangono fermi a 509 – ultimo dato dell’aprile 2020 – quanti sono quelli reali?
Nel marzo 2020, con l’annuncio del primo caso e delle prime regole restrizione per evitare i contagi in tutti i piccoli negozi di sartoria erano comparse mascherine di stoffa e secchi di plastica per lavarsi le mani, che stazionavano all’esterno di molte attività commerciali. Agli stranieri, compresi gli espatriati, era stato coniato un nuovo epiteto “corona” che si sostituiva quello normale di “mzungu”, ndr bianco.
Prontamente anche l’impegno sul campo di IBO Italia si era modificato per cercare di rispondere ai bisogni determinati dalla situazione. A causa, soprattutto, della scarsa efficienza del sistema sanitario e dei reparti di terapia intensiva, l’intervento dell’Associazione è stato indirizzato alla fascia più vulnerabile della popolazione, quella che con più difficoltà avrebbe potuto accedere ai pochi servizi di cura: persone con disabilità, indigenti, in precaria situazione socio-economica, i bambini.
Si sono organizzati incontri di sensibilizzazione, appeso banners, distribuito leaflets informativi e kit di materiale protettivo – con mascherine, saponi, gel sanificanti – sono stati installati nei punti strategici di alcuni villaggi e nelle scuole primarie sistemi di lavaggio per le mani a pedali, istruito gli insegnanti e le autorità locali.
La popolazione si è sempre mostrata molto grata per l’aiuto ricevuto in un momento così delicato, nonostante fosse spesso confusa dalle notizie fuorvianti, talvolta diffuse da importanti personalità politiche, secondo le quali indicavano la Tanzania come paese covid-free.
Sebbene i dati mostrino come sia evidente, con l’inizio del nuovo anno, di un aumento di casi di contagio da COVID-19, come testimoniato dai medici negli ospedali e dalle numerose morti sospette, spesso archiviate come “polmonite acuta”, la maggioranza della popolazione ancora non ha la sensazione di un pericolo reale.
Per il momento mascherine, secchi e appellativi sembrano essere scomparsi, lasciando spazio alla solita vita affollata, con un nemico invisibile che continua ad attaccare, di nascosto, i più deboli.