Burkina faso – Lotta alla fame e promozione della pace tra conflitto e pandemia
di Fabrizio Cavalletti e Federico Mazzarella, Caritas Italiana
Non si arresta la crisi in Burkina Faso divenuto teatro di una crisi che coinvolge la regione del Sahel centrale con ampie porzioni di territorio fuori controllo e milizie sedicenti jihadiste che mietono vittime, provocando una situazione di insicurezza in gran parte del territorio.
Ne sono colpite almeno 6 delle 13 Regioni del Paese. Le violenze hanno provocato la fuga di oltre un milione di sfollati, che necessitano di assistenza umanitaria. Una crisi che sarebbe riduttivo e fuorviante semplificare come conflitto religioso.
Abbé Costantin Sere, segretario esecutivo di Caritas Burkina Faso è chiaro su questo punto: “In Burkina non abbiamo avvertito l’arrivo della violenza legata alla religione, perché le comunità di diverse confessioni hanno sempre coesistito pacificamente. Ciò conferma la tesi che gli istigatori di questo conflitto sono esterni al Paese. Per noi che viviamo qui da sempre, osserviamo che l’Islam praticato in Burkina Faso ha subito una lenta mutazione sotto l’influenza di correnti religiose come il wahabismo. Tuttavia, non ritengo che il rischio di conflitto generalizzato tra le comunità sia elevato, poiché la tradizione del dialogo continua e i leader religiosi musulmani prendono continuamente le distanze, in modo ufficiale dai gruppi terroristici.”
La crisi in Burkina Faso affonda le radici in molteplici fattori come la crescita delle disuguaglianze territoriali a discapito delle comunità pastorali, le tendenze autonomiste di alcuni leader di gruppi etnici, l’estremismo religioso importato prevalentemente dall’esterno. Al centro la questione dell’accesso alla terra, sempre più scarsa anche a causa dei cambiamenti climatici, che mette in competizione comunità dedite alla pastorizia ed al nomadismo alle comunità stanziali che vivono di agricoltura.
Una situazione aggravata dalla pandemia. Se l’impatto della componente sanitaria sembra contenuto, quello delle conseguenze economiche è grave: il Paese è dipendente dall’estero per l’esportazione di materie prime – l’oro rappresentava il 75,3% dell’export nel 2018 – e il rallentamento dell’economia globale ha effetti sproporzionati.
Le rimesse della diaspora si stima subiranno una caduta di almeno un quarto del totale, mentre il settore informale, che occupa il 95% della popolazione attiva, soffre di cadute prive di qualunque tutela. Si prevede per l’inizio del 2021 un aumento dell’inflazione di oltre il 3%, una riduzione del PIL del 8,9%, e della produzione agricola del 14,6%.
In questa situazione “Caritas Burkina Faso promuove il dialogo con i fatti e con le parole – prosegue l’Abbé Costantin – Le nostre azioni umanitarie e socio-caritatevoli sono rivolte a tutti senza eccezioni. Vengono intraprese azioni di formazione, riflessione e sensibilizzazione per promuovere la coesione all’interno delle comunità e anche tra le comunità musulmane e cristiane”.
Oltre all’impegno diretto per la promozione della pace le azioni prioritari di Caritas Burkina Faso riguardano principalmente la sicurezza alimentare, la lotta alla malnutrizione, l’accesso alla salute e all’acqua potabile per migliaia di sfollati interni.
All’interno di questo impegno vi è il programma di assistenza umanitaria rivolto a 1.500 famiglie, circa 10.500 persone, che ricevono cibo e sussidi in denaro. In particolare, sono 1000 famiglie sfollate e 500 famiglie ospitati tra le più vulnerabili presenti nelle Diocesi di Kaya, Fada N’Gourma, Nouna e Dédougou.
A ciascuna famiglia sono distribuiti ogni mese: 50 kg di riso; 50 kg di miglio o di sorgo; 25 kg di fagioli; 5 litri di olio; 2 kg di sale iodato oltre che un piccolo sussidio in denaro.
Il direttore di Caritas Burkina Faso sottolinea però come l’assistenza umanitaria non basta “Il Burkina Faso è un Paese saheliano, quindi di solito alle prese con siccità e inondazioni cicliche divenute estreme a causa dei cambiamenti climatici. Quindi è fondamentale garantire il nesso tra emergenze e rafforzamento della resilienza delle comunità. Gli stessi sfollati necessitano di ripristinare i loro mezzi di sussistenza il prima possibile nei loro nuovi siti, senza dover dipendere costantemente dagli aiuti. Pertanto, le emergenze umanitarie e le attività di sviluppo debbono necessariamente essere svolte contemporaneamente.”
Con questo approccio, un’attenzione particolare è riservata ai giovani i quali spesso, nonostante la volontà di promuovere sé stessi, non ne hanno la possibilità e sono tentati dalla migrazione o, addirittura, ad unirsi a gruppi estremisti. Il sostegno fornito dalla Caritas è soprattutto per l’integrazione socio-professionale e la micro-imprenditoria. Uno sforzo affinché siano sempre più coloro che aderiscono al messaggio scritto sulla maglietta di una delle volontarie di Caritas Burkina Faso “Sono giovane e m’impegno per la pace nel mio paese” anziché a quello dei venditori di morte.