I diritti umani delle minoranze nel Medio Oriente
In tutta l’area del Medio Oriente la situazione dei diritti umani è particolarmente grave, chiunque appartenga alle minoranze religiose ed etniche subisce discriminazione, la medesima perpetrata nei confronti delle donne e delle ragazze.
In molti casi le Autorità dei Paesi mediorientali continuano ad arrestare e detenere, a tempo indeterminato, rifugiati e migranti, spesso senza reali motivi legali. Giordania e Libano proseguono ad ospitare oltre 3 milioni di rifugiati siriani, migliaia dei quali deportati. Le Autorità di tutta l’area non riescono a proteggere i lavoratori con reddito minimo sia dalla perdita del posto di lavoro che dal salario esiguo, mentre quelli migranti sono particolarmente vulnerabili a causa del sistema della kafala – sponsorizzazione – che lega l’obbligo della residenza all’occupazione.
La libertà di espressione è estremamente limitata a causa di nuove leggi draconiane che criminalizzano la libertà di parola; Internet è censurato e si investe in apparecchiature di sorveglianza digitale. I difensori dei diritti umani affrontano procedimenti penali, detenzioni, restrizioni amministrative, minacce e intimidazioni. Le organizzazioni della società civile vengono criminalizzate. Ed in generale in tutta l’area le forze di sicurezza usano illegalmente la forza per reprimere le proteste pacifiche.
Si perpetra la tortura e altri maltrattamenti nelle carceri, così come vige l’impunità per i componenti delle forze di sicurezza, delle milizie e dei gruppi armati, molto spesso sospettati di crimini contrari alle norme del diritto internazionale e con gravi violazioni dei diritti umani.
Le diverse parti coinvolte nei conflitti armati hanno commesso crimini di guerra e altre gravi violazioni umanitarie, per questo sono state limitati gli aiuti umanitari in Siria e Yemen. Alcune potenze militari hanno alimentato le violazioni anche con l’ingresso illecito di armi e sostegno militare ai belligeranti.
Minoranze religiose ed etniche: gli esponenti delle minoranze religiose sono soggetti ad una radicata discriminazione sia sul piano legislativo che nella vita quotidiana, compreso il diritto di professare liberamente il proprio culto. In alcuni casi sono arrestati, perseguiti e detenuti arbitrariamente solo per aver professato la propria fede.
Diritti delle donne e delle ragazze: la violenza contro le donne e le ragazze in linea di massima rimane impunita e non considerata dai diversi sistemi giudiziali dei Paesi dell’area. I delitti d’onore continuano a verificarsi in Giordania, Iraq e Palestina ed i responsabili non sono perseguiti dalle Autorità locali.
Diritti dei rifugiati, dei migranti e degli sfollati interni: le Autorità continuano ad arrestare e detenere a tempo indeterminato rifugiati e migranti, spesso senza reali motivi e senza consentire loro essere difesi per opporsi alla loro carcerazione. Le forze governative siriane hanno sottoposto i rifugiati compresi i bambini, rientrati in Siria tra il 2017 e il 2021, a detenzioni arbitrarie, torture ed altri maltrattamenti tra i quali gli stupri e altre violenze sessuali. Non si ha l’esatto numero di quanti siano spariti forzatamente. In Siria e Iraq decine di migliaia di sfollati interni, non sono ancora tornati alle proprie case a causa dell’insicurezza, della paura di rappresaglie o della mancanza di servizi essenziali. La spinta del Governo iracheno di chiudere quasi tutti i campi per gli sfollati interni, all’inizio dell’anno, ha reso di fatto migliaia di sfollati senzatetto.
Libertà di espressione: le Autorità di tutta l’area hanno continuato ad arrestare, detenere e perseguire alcune persone esclusivamente per le loro opinioni, spesso sono state utilizzate le norme del codice penale che criminalizzano “l’insulto” per accusare chi criticasse le Istituzioni, imprigionando chi si oppone o esprime critiche. Il Tribunale della Regione irachena del Kurdistan ha condannato ciascuno dei cinque attivisti e giornalisti a sei anni di reclusione per atti legati all’uso dei social media e per il lavoro giornalistico, basandosi su delle norme vaghe ed incerte, giustificando i procedimenti giudiziari che sono stati applicati come necessari e per “motivi di sicurezza nazionale”. I governi di tutta l’area hanno introdotto ulteriori leggi draconiane che criminalizzano la libertà di parola, ad iniziare dall’uso di Internet.
Difensori dei diritti umani e libertà di associazione: i difensori dei diritti umani continuano a pagare un prezzo pesante per il loro coraggio. Le Autorità cercano di metterli a tacere e di punirli per il loro lavoro. In Israele e nei Territori palestinesi occupati, il Ministero della Difesa israeliano ha indicato 6 importanti organizzazioni della società civile palestinese come “terroristiche”, sulla base di informazioni segrete, criminalizzandole e bloccando le loro attività. Mentre Israele impediva l’ingresso agli osservatori internazionali dei diritti umani e gli investigatori delle Nazioni Unite.
Proteste e uso illegale della forza: le persone organizzano proteste in molti paesi dell’area, spinti in molti casi dalle necessità di rivendicare i diritti socio-economici. I movimenti di protesta in Iraq e Libano continuano ed i manifestanti sono a rischio di arresti, pestaggi e talvolta procedimenti giudiziari, anche solo per aver partecipato a delle manifestazioni pacifiche.
Le forze di sicurezza in tutta l’area usano illegalmente maniere violente nel disperdere le proteste, spesso usandole in modo eccessivo e non giustificabili. In Iraq, le Autorità del KRG hanno arrestato oltre 100 persone per aver preso parte alle proteste, anche in questo caso si è ricorso all’uso della forza per disperdere le proteste. In Libano, i servizi di sicurezza hanno usato munizioni vere nella città settentrionale di Tripoli dopo gli scontri sul collasso economico, hanno arrestato decine di persone facendoli giudicare dai tribunali militari. Le Autorità giordane hanno risposto in modo violento, anche con l’uso smodato dei gas lacrimogeni, ai manifestanti che si erano mobilitati contro il peggioramento delle condizioni economiche e hanno arrestato gli esponenti del sindacato degli insegnanti per bloccare la marcia della solidarietà.
La polizia israeliana ha usato eccessivamente la forza contro i cittadini palestinesi di Israele che manifestavano contro gli sfratti a Gerusalemme Est, allo stesso tempo ha perpetrato degli attacchi militari su Gaza ed arresti di massa degli organizzatori e partecipanti alle proteste. La morte in custodia di un importante esponente delle Autorità palestinesi della Cisgiordania ha scatenato manifestazioni in tutte le città dei Territori, che le Autorità hanno affrontato con una forza non giustificabile e non necessaria. Manifestanti e passanti sono stati arrestati e presumibilmente torturati.
Tortura e altri maltrattamenti: la tortura e altri maltrattamenti nei luoghi di detenzione ufficiali, e non, sono continuati in diversi Paesi, anche durante gli interrogatori con il fine di estorcere “confessioni”, in molti casi si è proceduto e con l’isolamento a tempo indeterminato in condizioni terribili. In Libano sono stati segnalati 26 casi di rifugiati siriani, tra cui quattro minori, detenuti con accuse riconducibili al terrorismo, sottoposti a torture da parte degli ufficiali dell’intelligence militare e altri corpi dello Stato. Le Autorità non hanno indagato sulle accuse di tortura anche quando i detenuti hanno denunciato alla Corte di essere stati torturati. Il noto critico politico Nizar Banat è morto durante la custodia detentiva perpetrata dalle forze di sicurezza preventiva palestinesi, avendo subito dopo l’arresto torture ad Hebron, nel sud della Cisgiordania.
Impunità: In tutta l’area prevale l’impunità per dei componenti delle forze di sicurezza, delle milizie e dei gruppi armati in molti casi sospettati di crimini contrari il Diritto internazionale e di gravi violazioni dei diritti umani, tra i quali uccisioni illegali, torture, sparizioni forzate e stupri. In Libano, le Autorità hanno ripetutamente ostacolato, durante tutto l’anno, le indagini sull’esplosione del Porto di Beirut del 2020, adottando numerose misure per proteggere i politici ed i funzionari dalle accuse del pubblico ministero.
Apartheid: Israele continua a mantenere un sistema di oppressione e dominio sui palestinesi anche grazie alla frammentazione territoriale, la segregazione ed il controllo, l’espropriazione di terre e proprietà e la negazione dei diritti economici e sociali, situazione che è riconducibile alla violazione dei diritti umani e un atto illegale internazionale di apartheid. Lo Stato israeliano perpetra atti illegali contro i palestinesi con l’intento di mantenere questo sistema, compresi i trasferimenti forzati, la detenzione amministrativa e la tortura, le uccisioni illegali, la negazione dei diritti e delle libertà fondamentali e le persecuzioni che costituiscono crimini contro l’Umanità dell’apartheid.
Conflitto armato: anni di conflitto armato ed insicurezza continuano ad affliggere la vita dei civili in Iraq e Siria, dove i livelli di violenza, da parte di esponenti dello Stato e non, riflettono le diverse alleanze presenti nel Paese e gli interessi dei sostenitori internazionali. I diversi attori artefici dei conflitti hanno commesso crimini di guerra e altre gravi violazioni del Diritto internazionale e dei diritti umani.
Quasi tutte le parti hanno effettuato attacchi aerei indiscriminati che hanno ucciso e ferito civili e bombardamenti di aree residenziali con artiglieria, mortai e razzi. In Siria il Governo, sostenuto dalle forze russe, ha effettuato attacchi nel Nord-ovest del Paese che hanno colpito edifici residenziali, mercati ed ospedali. La restrizione sull’accesso umanitario in terra siriana è una tattica perpetrata da alcuni responsabili locali. Le forze governative hanno assediato migliaia di civili a Daraa al-Balad ed hanno impedito alle organizzazioni umanitarie di consegnare cibo, forniture mediche e altri aiuti di prima necessità.
Durante il conflitto armato nel maggio 2021 i gruppi armati palestinesi hanno commesso una serie di crimini di guerra nella Striscia di Gaza. Almeno 242 palestinesi sono stati uccisi, tra i quali 63 bambini, e sono stati ferite migliaia di persone. Più di 74.000 palestinesi sono stati sfollati. I gruppi armati palestinesi nella Striscia di Gaza hanno effettuato attacchi illegali, lanciando migliaia di razzi indiscriminati verso Israele, la maggior parte dei quali sono stati intercettati dagli israeliani uccidendo 13 persone.
Diritti dei lavoratori: le Autorità non sono riuscite a proteggere i lavoratori a basso reddito dalla perdita di posti di lavoro o a percepire un salario più dignitoso, anche a causa delle conseguenze economiche provocate dalla pandemia. I governi hanno represso, il di in molti casi, il diritto allo sciopero dei lavoratori e non si è riusciti a proteggere coloro che sono stati licenziati ingiustamente per aver partecipato all’astensione dal lavoro. Tuttavia, sono state annunciate in molti Paesi dell’area dei miglioramenti nella protezione dei lavoratori migranti, in particolare quelli del Golfo, dove questa forza lavoro costituisce una percentuale molto elevata.
L’articolo è tratto ed in parte sintetizzato e tradotto da Tutto quello che c’è da sapere sui diritti umani in Medio Oriente e Nord Africa Panoramica regionale – Amnesty International Amnesty International