La pace va oltre, ricostruisce la speranza.
Ricostruire la speranza, generare comunità solidali che sanno riconciliare le persone, operare con gioia per la pace e la giustizia, sono queste le azioni da intraprendere con sollecitudine per fare fronte alla terza guerra mondiale a pezzetti. Il bene comune esiste, è qui oggi, tra di noi, e va rinvigorito costantemente, fatto crescere in modo da lenire le ferite delle persone e delle collettività, le divisioni e i conflitti.
Mai come oggi, di fronte all’espandersi della follia umana della guerra occorre dare vita ad operazioni di pace, tessere e cucire le ferite, sostenere la speranza, a partire dai giovani. Operazioni di pace che abbiano radici nella giustizia: a tutti e tutte devono essere tutelati i diritti, garantiti i servizi di base, dall’educazione alla salute, dal lavoro ad una abitazione dignitosa. Terra, casa e lavoro come ci indica il dialogo di Papa Francesco con i movimenti popolari.
La solidarietà non ha confini. Non bisogna dimenticare le guerre già in corso, oltre alla recente tragedia che dilania l’Ucraina, che si protraggono da decenni. Il nostro sguardo non deve essere strabico e non deve creare differenze di fronte all’Altro. Il grande slancio solidale che stiamo vivendo deve essere consolidato, andando oltre l’emozione particolare, scoprendo e riscoprendo le nostre opere per la pace nei diversi scenari di crisi.
Per questo l’impegno di Caritas Italiana e FOCSIV si rivolge all’area del Medio Oriente, dalla Giordania all’Iraq, dal Libano alla Siria, fino alla Terra Santa -Israele e Territori Palestinesi – e alla Turchia.
In quest’area si soffrono crisi decennali che hanno origine dal dopoguerra, come quella tra Israele e Palestina. Il Medio Oriente, la terra che ha visto per prima la luce di Cristo, è una terra martoriata: milioni di profughi rifugiati e sfollati, distruzione e povertà. La terra delle tre grandi religioni monoteiste ha un estremo bisogno di costruire la pace e la giustizia. Solo con la sua pace anche la nostra vecchia e fragile Europa potrà sperare in un futuro migliore. La nostra pace è legata a stretto filo con quella di queste terre.
Un’area dove i giovani costituiscono gran parte della popolazione, oltre il 50%, e purtroppo hanno grande difficoltà nel costruire un futuro di lavoro e pace: la disoccupazione va dal 30% in Turchia a ben il 75% in Siria. Tuttavia, i giovani sono il presente, l’unica speranza sulla quale costruire nuove comunità fondate sull’inclusione sociale, il dialogo e l’attenzione ad un territorio sempre più esposto alle siccità esacerbate dal cambiamento climatico.
Tra i giovani le donne sono particolarmente discriminate dalle scuole al lavoro, alla vita sociale e politica. Nelle situazioni di crisi e conflitto sono tra le prime vittime di abusi. Mentre sono le protagoniste della cura famigliare e sociale. Le giovani donne sono fondamentali per la costruzione di una vita pacifica e a loro bisognerebbe dare più voce e opportunità.
I profughi e i rifugiati sono diffusi in tutti i paesi della regione. In Libano ogni quattro cittadini uno è profugo, molti sono senza prospettive di ritorno nei paesi di origine, come nel caso dei palestinesi e dei siriani. Queste persone subiscono discriminazioni e sfruttamento, dovuti anche a situazioni di povertà diffusa tra le comunità ospitanti e fragili equilibri sociali stravolti da una presenza così ampia di stranieri. È necessario pensare a nuove forme di rigenerazione locale, nelle quali le comunità nel loro insieme possano progredire creando le condizioni per offrire percorsi di integrazione ai profughi, ai rifugiati e agli sfollati. Restano però evidenti alcuni nodi politici come la questione dei profughi palestinesi da decenni irrisolta e la necessità di una seria politica di reinsediamento dei profughi siriani, e non solo, che finalmente alleggerisca il peso dell’accoglienza che oggi grava per la gran parte sui paesi del Medio Oriente.
Le discriminazioni ed i conflitti sono incancreniti dall’appartenenza ad etnie ed estremismi religiosi, così come dalle tensioni tra i partiti politici e le élite. In questi casi la cura ha bisogno di tempo e tenacia nel promuovere una riconciliazione e un perdono fondato sulla memoria e la verità, come ci invita a fare Papa Francesco nella Enciclica Fratelli Tutti.
“[…la vera riconciliazione si raggiunge in maniera proattiva, «formando una nuova società basata sul servizio agli altri, più che sul desiderio di dominare; una società basata sul condividere con altri ciò che si possiede, più che sulla lotta egoistica di ciascuno per la maggior ricchezza possibile; una società in cui il valore di stare insieme come esseri umani è senz’altro più importante di qualsiasi gruppo minore, sia esso la famiglia, la nazione, l’etnia o la cultura. […]” (Par. 229, Fratelli Tutti)
In questa direzione, vi sono persone, organizzazioni e comunità che continuano a seminare pace e giustizia, permettendo alla pace di andare oltre. Sono le comunità cristiane e gli uomini di buona volontà che si pongono al servizio di tutti e tutte al di là delle differenze religiose ed etniche, che rilanciano l’intreccio fruttuoso tra i diversi patrimoni culturali e di fede per costruire una società basata sulla fratellanza.
Sono gli artigiani della pace che Papa Francesco indica come il Buon Samaritano nella Fratelli Tutti.“[…] Occorrono percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite, c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia. […]” (par. 225, Fratelli Tutti)
Artigiani della pace che dagli aiuti materiali, dalla ricostruzione delle strutture in tanti luoghi martoriati, ritessono relazioni umane per dare dignità a tutti, per nutrire la speranza mettendo al centro i giovani, le donne, i profughi.
La Campagna “La pace va oltre” vuole alimentare una cultura della cura e delle relazioni solidali e accompagnare concretamente questi artigiani della pace nella ricostruzione di asili, scuole, centri di salute, ma soprattutto di rigenerazione del tessuto sociale attraverso servizi per la comunità, educazione, formazione, cultura.
Particolare attenzione verrà data alla creazione di opportunità di lavoro per i giovani e le donne, grazie alla formazione-lavoro, atelier di apprendimento di mestieri, creazione di piccole imprese, di cooperative, di lavoro autonomo e di percorsi per facilitare l’inserimento in aziende, laddove possibile. Verranno sostenuti i profughi e i rifugiati nel migliorare l’accesso ai servizi di base ed a integrarsi nelle comunità locali se non vi sono possibilità di ritorno nelle loro città di origine.
Si sosteranno le comunità cristiane e non solo nella loro capacità di essere ponti tra religioni, etnie, culture diverse, orientamenti politici. Queste comunità hanno il difficile compito di rigenerare l’amore fraterno, per il bene comune, l’amore politico per ricercare l’amicizia sociale per la pace e la giustizia.
“[…] Perché è l’amore che rompe le catene che ci isolano e ci separano, gettando ponti; amore che ci permette di costruire una grande famiglia in cui tutti possiamo sentirci a casa […]. Amore che sa di compassione e di dignità.” (par. 62, Fratelli Tutti)
La pace va oltre. Sostieni la speranza.