L’ultima speranza della gente di Aleppo

«Dopo tutto quello che abbiamo passato durante la guerra, dopo quello che abbiamo passato per l’embargo, adesso fra la gente vediamo affievolirsi anche l’ultima speranza», spiega Frère George Sabe, marista di Aleppo. «Ogni ora veniamo informati di nuovi morti e di palazzi crollati, mentre nella nostra strutturano arrivano altri sfollati».
«Tremava tutto attorno alle 4 e 17 dell’altra notte» racconta, ma pochi minuti dopo la corsa istintiva in cortile in pigiama, sul suo cellulare decine di richieste di aiuto. «Abbiamo ispezionato la nostra scuola, le nostre aule: non c’erano danni gravi. L’altra notte pioveva terribilmente e la temperatura scende a zero gradi. Così abbiamo subito deciso di aprire sin dal primo mattino le porte a chi chiedeva un rifugio, un po’ di sicurezza». Una situazione «apocalittica, catastrofica: la gente è ancora sotto le macerie, sentiamo ancora le sirene delle ambulanze, gli ospedali sono stracolmi, con cadaveri ammassati fuori, nel gelo. L’elettricità c’era solo qualche ora al giorno: adesso viviamo al buio e al gelo. Così è persa anche la speranza».
Secondo il frate marista saranno almeno 50 i palazzi crollati ad Aleppo, un migliaio le vittime in una contabilità fatta in base ai racconti delle famiglie in cerca di riparo, e quindi di certo molto incompleta. Una prima emergenza che si cerca di soccorrere grazie ai Maristi blu, l’associazione di volontariato già punto di riferimento della città durante la guerra civile: «Una accoglienza molto spontanea, ora ci stiamo organizzando: the caldo, il pranzo e la cena. E vestiti. Cerchiamo di dare un po’ di sicurezza a decine e decine di famiglie: abbiamo acceso i generatori per riscaldare. Fa freddo, fa molto freddo: saranno già mille sfollati, fra di loro molti anziani, bambini, degli handicappati. Stiamo accogliendo tutti, musulmani e cristiani».
Lo stesso hanno fatto i frati francescani e i salesiani di don Bosco che hanno aperto parrocchie, scuole, e conventi per ospitare una città riversatasi per strada nel giro di una notte. «Abbiamo avuto il sostegno del Comune: abituati alle emergenze di guerra, in poche ore ci hanno recapitato del pane. Ma adesso qui servono materassi, coperte. Ho chiesto dei pannolini per bambini e anziani. E ci serve aiuto, ovviamente, per procurarci il cibo».
I Maristi blu sono 150 volontari, che hanno deciso di alternarsi a turni di trenta, «ma alcuni dei nostri volontari devono soccorrere in primo luogo dei loro familiari rimasti all’addiaccio». Questa la prima emergenza. Ma i senza tetto crescono di ora in ora: «Arrivano di continuo intere famiglie che raccontano di aver cercato di rientrare in casa, ma di aver trovato scale pericolanti, balconi inclinati. Si rischiamo crolli, la gente è terrorizzata. Bisognerà organizzare un lavoro di ristrutturazione e di messa in sicurezza di tutte queste abitazioni», afferma con determinazione frère George mentre la connessione fa ondeggiare la voce.
Darsi un obiettivo per il futuro, l’unico modo per non cadere nello sconforto più totale. Con appello che il fratello marista di Aleppo vuole lanciare al mondo: «Tutte queste sofferenze sarebbero più leggere se non ci fossero le sanzioni contro la Siria, ci potremmo sollevare un poco da questa enorme miseria. Se almeno adesso si fermassero le sanzioni che vanno a colpire solo la popolazione civile, non è vero che sono contro il regime».
Un embargo che, ha un impatto fortissimo sulla situazione sanitaria: «Non conosco la situazione degli ospedali dopo il terremoto, ma già prima mancavano medicinali, materiale sanitario, le attrezzature. E gran parte di queste carenze sono dovute alle sanzioni».
Il dolore di una tragedia di cui non si conoscono ancora le esatte dimensioni. Ma oltre al dolore per i morti e la distruzione, l’incertezza sul futuro. Un urlo di dolore, da una città che di notte pare abitata da fantasmi che vagano per le strade non illuminate. Il gelo e il buio, da preferire però al terrore di nuovi crolli. «Lasciateci almeno questa speranza.»
Articolo di Luca Geronico pubblicato su Avvenire il 9 febbraio 2023